L’economia circolare (dall’inglese circular economy) è un modello economico i cui princìpi chiave sono durabilità, rinnovabilità e riutilizzo. Le linee guida sono: input sostenibili; estensione della vita utile del prodotto; sharing (piattaforme di condivisione); product as a service (prodotto come servizio); end of life (fine vita).

In questo articolo vedremo quali sono le tematiche che differenziano l’economia circolare da una tradizionale economia lineare ed approfondiremo il ruolo della manutenzione industriale 4.0 all’interno della stessa, con l’obiettivo di gestione e protezione degli asset. Grazie alle nuove tecnologie digitali, infatti, oggi è possibile assicurare un servizio più efficace ed efficiente per garantire, tramite una manutenzione di tipo predittivo e non più solo preventivo (quindi non più basata solo su interventi programmati nel tempo), un buon funzionamento degli impianti industriali.

Economia circolare: il mondo di domani viene creato oggi

Da alcuni anni è emersa la necessità di analizzare il sistema economico globale come un sistema chiuso, in cui l’economia e l’ambiente non sono caratterizzati da correlazioni lineari, ma da una relazione circolare: il sistema economico si trova all’interno di un più ampio sistema ecologico e, pur usufruendo delle sue risorse naturali e dei suoi servizi ecosistemici, deve rispettarne regole di funzionamento e limiti fisici, biologici e climatici.

A differenza del sistema definito lineare, che parte dalla materia e arriva al rifiuto, l’economia circolare è un’economia in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani, in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato, in cui c’è una minimizzazione degli scarti e degli impatti sull’ambiente. La transizione verso un’economia circolare richiede un cambiamento culturale e strutturale: una profonda revisione e innovazione dei modelli di produzione, distribuzione, consumo sono i cardini di questo cambiamento, un ripensamento delle strategie e dei modelli di mercato per salvaguardare la competitività dei settori industriali e il patrimonio di risorse naturali. In ottica di economia circolare, inoltre, non solo il valore aggiunto dei materiali e dell’energia devono essere mantenuti il più a lungo possibile su più cicli produttivi e di utilizzo, ma tale valore aggiunto, ed i vantaggi economici che ne derivano, devono rimanere all’interno dei sistemi direttamente coinvolti e non essere delegato o conferito a terzi.

In quest’ottica la misurazione della circolarità rappresenta un requisito essenziale per permettere di perseguire azioni concrete e raggiungere risultati misurabili, per tendere verso una maggiore trasparenza per il mercato e per il consumatore.

I 5 pilastri dell’economia circolare

  1. Input // Materie prime, materie prime seconde, materiali da riciclo permanente, materiali che sono soggetti ad una degradazione lungo i vari cicli di riciclo (ad es. plastiche), sottoprodotti, progettazione, produzione e distribuzione. Questo pilastro si riferisce a tutti gli aspetti relativi all’utilizzo di input provenienti da fonti non rinnovabili (materie prime vergini), da fonti rinnovabili o da materiali di riuso/riciclo che consentano di minimizzare lo sfruttamento di risorse vergini. Anche le fasi di progettazione, produzione e distribuzione rivestono un ruolo importante nel favorire percorsi di riutilizzo, riciclo, rigenerazione nella fase di fine vita del dato prodotto e servizio;
  2. Prodotto come servizio // Tale soluzione prevede che non ci sia vendita di un bene, ma del servizio corrispondente: si tratta di un modello di business per cui il cliente non paga per possedere un prodotto, ma per l’accesso al suo utilizzo, rappresentando una rilevante opportunità di innovazione e di riduzione dell’impatto ambientale;
  3. Condivisione/affitto/noleggio, uso e consumo // La condivisione di un bene tra più utilizzatori rappresenta un’opportunità di riduzione dei costi di accesso a tutta una serie di prodotti e servizi, un’occasione di interazione e coesione sociale attraverso l’utilizzo di piattaforme, ma anche una soluzione per aumentare l’utilizzo dei beni e, quindi, di ridurre il numero di prodotti che sarebbero necessari;
  4. Estensione vita utile, riutilizzo e riparazione // Si tratta di azioni volte ad estendere il periodo di vita utile del prodotto attraverso specifiche e mirate azioni di manutenzione, progettazione modulare, che ne consenta una facile riparazione/sostituzione dei componenti, possibilità di ricondizionare e riutilizzare il bene a fine vita, anche in ambiti diversi;
  5. Output // Riutilizzo, sottoprodotti, end of waste, gestione dei rifiuti con particolare riferimento alla preparazione per il riutilizzo, al recupero e riciclaggio, trasformazione degli end of waste in prodotti, utilizzo dei sottoprodotti. Questo tema è inerente la gestione del fine vita dei prodotti e dei sottoprodotti, al fine di limitare la generazione di rifiuti, massimizzando le possibilità di riutilizzo e riciclo.

Economia circolare e Manutenzione industriale 4.0: “Repair is a radical act”

Come singoli consumatori, la scelta migliore che possiamo fare per salvaguardare il pianeta è mantenere le nostre cose in uso il più a lungo possibile. Questo semplice atto di prolungare la vita dei nostri oggetti attraverso la cura e la riparazione adeguata riduce la necessità di acquistare di più nel tempo, evitando in tal modo, ad esempio, le emissioni di CO2, la produzione di rifiuti e l’utilizzo di acqua necessari per costruirli.

Perché la manutenzione è un atto così radicale? Riparare qualcosa che altrimenti potremmo buttare via è quasi inconcepibile per molte persone nel periodo in cui la tecnologia avanza rapidamente, ma l’impatto è enorme. Viviamo purtroppo in una cultura in cui la sostituzione è la regina indiscussa. Ripariamo sistematicamente oggetti di grande valore, come automobili e lavatrici, ma è sicuramente più facile ed economico acquistare qualcosa di nuovo. Esistono altri motivi per cui in genere si evita la riparazione, tra cui i contratti che avvertono che la riparazione di un prodotto da soli annullerà la garanzia o addirittura la mancanza di accesso alle informazioni e alle parti necessarie per riparare qualcosa autonomamente: molti costruttori in campo industriale preferiscono vendere il macchinario nuovo piuttosto che fornire i ricambi necessari alla manutenzione dello stesso.

Per essere chiari, il problema non è l’atto di acquistare. Dopotutto, la nostra vita dipende da un’ampia varietà di prodotti fabbricati con processi che fanno male al pianeta e probabilmente questo processo non finirà presto, non importa quanto lavoro facciamo per ridurre il nostro impatto.

Qual è quindi l’antidoto? Creare una responsabilità condivisa tra aziende che producono cose e clienti che le acquistano, ma le aziende devono agire in modo indipendente.

In Area Tecnica, dal 1993 lavoriamo intensamente per garantire servizi di manutenzione industriale di alta qualità o fornire ai clienti ricambi e componentistica responsabilmente acquistata, ovvero prodotti che durano per anni e possano essere riparati nuovamente. Facciamo inoltre tutto il possibile per offrire ai nostri clienti l’opportunità di riparare da soli i loro macchinari mettendo a disposizione molti prodotti modulari aventi tutti un kit di riparazione. Come parte della transazione, chiediamo ai nostri clienti di utilizzare gli strumenti che forniamo per ridurre nel tempo l’impatto ambientale delle loro cose riparandole, trovando modi per riutilizzarle, riciclandole solo quando sono veramente esauste.

Acquistando solo ciò di cui hanno bisogno, i clienti possono ridurre il loro consumo complessivo a lungo termine. Ma tutto questo è lontano dall’essere una tendenza. Mentre alcune aziende hanno reso la riparazione e la rigenerazione un punto fermo del loro modello di business, la maggior parte delle aziende produce ancora materiale economico che si rompe e deve essere sostituito rapidamente. I clienti condizionati a cercare il miglior prezzo sposano questo modello e mantengono in vita questo ciclo. E troppo spesso i prodotti arrivano senza istruzioni per la riparazione e, in casi estremi, le aziende contrastano attivamente le riparazioni inventando nuovi tipi di viti proprietarie e altri cavilli burocratici. Ciò dovrebbe essere considerato inaccettabile data la crisi ambientale che affrontiamo, ma invece, l’obsolescenza pianificata viene celebrata come marketing intelligente.

Poiché vediamo ogni anno maggiori impatti dei cambiamenti climatici, come individui dobbiamo invertire il nostro corso attuale di consumo eccessivo, riparando piuttosto che infliggere qualcosa di nuovo al pianeta se non ne abbiamo davvero bisogno. E in quanto imprese, abbiamo la responsabilità di realizzare prodotti di qualità superiore e rendere accessibili le parti di ricambio per una riparazione.

Ogni settore industriale ha davanti le proprie sfide prioritarie: in Area Tecnica Srl il cambiamento verso cui ci muoviamo non è solo di carattere tecnologico ma molto più profondo. Grazie alla trasformazione digitale siamo in grado di proporre un’innovativa struttura di servizi e soluzioni per la gestione degli asset negli impianti produttivi, basti pensare che molte nostre attività di manutenzione sono remunerate sulla base delle performance, ovvero della disponibilità degli asset da parte dei nostri clienti. Puntiamo su manutenzioni che riportino i macchinari alle condizioni operative iniziali e, dove possibile, migliorandone al tempo stesso le caratteristiche attraverso soluzioni tecniche ingegnerizzate.

Mi piace chi conosce il suo mestiere e lavora per far durare le cose un poco di piú: l’arte nobile della manutenzione. Di non buttare via quello che ancora puó funzionare, che si puó aggiustare.

— Marco Paolini