Da anni andiamo componendo, pezzo dopo pezzo, il puzzle della manutenzione intesa come “scienza” e sotto questo profilo molto è stato fatto nell’area organizzativa e manageriale, ma molto resta ancora da fare anche nell’area dell’ingegneria.
Può sembrare un paradosso ma è proprio nella vasta area dell’ingegneria che la manutenzione non trova ancora un quadro di riferimento che aiuti a finalizzare e a classificare gli studi e le esperienze che sempre più numerose vengono effettuate e mostrate anche su Manutenzione Efficiente. E’ insomma arrivato il momento che anche gli aspetti tecnologici manutentivi che hanno tanto peso nell’esercizio degli impianti trovino una sistemazione più razionale.
E’ da più parti condivisa la necessità di meglio definire i contenuti dell’ingegneria di manutenzione, che sempre più viene considerata il fulcro della leva manutentiva (tranne che per la funzione finanza, che vede la manutenzione solo come un costo), capace di conseguire:
- Sul breve e medio periodo: un miglior rapporto disponibilità/costo di manutenzione
- Sul lungo termine: un’estensione della vita dell’unità.
Ma quali sono i principali contenuti dell’ingegneria di manutenzione? Te li riassumo brevemente qui sotto:
- Impiantistica e Macchine - Materiali - Processi - Sistemi di regolazione e controllo
- Diagnostica - Metodologie statistiche applicate - Informatica applicata - Tribologia - Installazione e avviamento - Riprogettazione ed extension life
- Normativa e certificazione - Metodi di prevenzione e controllo
Questi contenuti sono tutti finalizzati agli aspetti manutentivi e sono atti a migliorare i ben noti requisiti tecnici di affidabilità, manutenibilità, disponibilità, accessibilità, smontabilità, collaudabilità.
L’eccellenza manutentiva, di cui potrai essere un cultore continuando a leggere settimanalmente questo blog, richiede il dominio del core process cui appartiene di diritto l’ingegneria di manutenzione. Quest’attività diventa sempre più importante sia come conoscenze di base che come specializzazione di ingegneria. Come si può notare, il know how tecnologico manutentivo è molto vasto, e ovviamente non è possibile possederlo tutto all’interno di ogni stabilimento. Ne deriva che il responsabile della manutenzione dovrà essere sempre più un ricercatore, coordinatore ed allocatore di quelle risorse specialistiche esterne di cui avrà di volta in volta bisogno.
E ricordati sempre: solo conoscendo a fondo il proprio processo potrà comprendere la parte sommersa dei problemi tecnologici, in modo da affrontarli per tempo e trasformarli in opportunità!
Tutto ciò richiede una grande capacità di diagnosi, non solo per ricercare le cause dei fallimenti, ma soprattutto per identificare le aree di potenziale miglioramento.
L’ingegneria di manutenzione deve trovare, anche nelle sedi accademiche, lo spazio che le compete e che le imprese aspettano di colmare da tempo. Siamo già in ritardo nel complesso processo di capitalizzazione delle conoscenze manutentive.
Tante sono le fasi da compiere (identificarle, formalizzarle, arricchirle e diffonderle), per cui è indispensabile accelerare e fornire in ogni modo una saldatura sempre più completa tra ingegneria e manutenzione.